Le ultime tendenze nel mondo della scuola

Adolescenti, scuola, tecnologie

Venerdì ho avuto la fortuna di partecipare ad una bellissima conferenza su adolescenti e nuove tecnologie tenuta da Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta, nonché docente all’Università Milano-Bicocca e presidente del Centro di Consultazione e Psicoterapia della Fondazione Minotauro di Milano.

adolescenti scuola tecnologiaIl contesto teorico
Lancini ha chiarito innanzitutto il paradigma che lo guida, specificando che è molto importante comprendere il funzionamento emotivo degli adolescenti per tarare l’intervento, senza correre il rischio di “agire a vuoto”.
Negli ultimi anni si è assistito ad una trasformazione dei modelli educativi. Si è passati in sostanza dalla tradizionale famiglia autoritaria (guidata dal padre simbolico) a quella emotiva e relazionale (gestita dalla madre virtuale, che, pur distante fisicamente, usa i mezzi di comunicazione come gli smartphone per controllare i figli).
Se vent’anni fa l’adolescente era considerato una tabula rasa da educare attraverso il sistema della colpa e la creazione di una distanza tra genitore e figlio (riassumibile nel motto “tu devi obbedire”), oggi il teen-ager è visto in primis come un individuo da amare, a cui essere vicini per permettergli la piena espressione di sé (il paradigma è sintetizzabile nella frase “ti devi capire”).

Nuovi miti affettivi
Innanzitutto assistiamo ad un’adultizzazione del bambino, a cui fa da controparte una infantilizzazione dell’adolescenza. La difficoltà della scuola sta proprio qui: al ragazzo vengono concesse libertà notevoli fino ai 13-14 anni; quando il docente cerca di introdurre il dispositivo della colpa, questo non funziona più.
In secondo luogo va preso in considerazione il rapporto con la tecnologia, che come quello con la droga non nasce a scuola, ma in famiglia e nel gruppo.
Assistiamo inoltre ad una paranoicizzazione del mondo esterno. Mentre una volta gli alunni della scuola elementare tornavano a casa da scuola soli, oggi ci sono sempre i genitori a prenderli. Una vlta c’era dunque una maggiore possibilità di socializzare spontaneamente, anche attraverso le liti, i lividi, i pericoli. Oggi il corpo degli adolescenti è molto più sotto controllo.

Adolescenti d’oggi
Come reagiscono i ragazzi a questa nuova concezione dell’educazione? Secondo dinamiche che facciamo ancora fatica a comprendere.
Al conflitto con il mondo degli adulti (che guidò anche la grande rivoluzione culturale del ‘68) subentra la delusione.
Il senso di colpa (stimolato dal padre autoritario) cede il posto alla vergogna (la paura di essere brutti, di non essere popolari).
Non si attacca più l’adulto ma il proprio corpo. L’adolescente aggredisce il sé attraverso i tagli così tristemente di moda o addirittura il suicidio. Una nuova pratica è quella del ritiro sociale (in Giappone, il fenomeno, chiamato hikikomori, ha raggiunto livelli preoccupanti): il teen-ager interiorizza la propria vergogna e si chiude in casa, compiendo un atto che è simile a quello compiuto dall’anoressico. Molti credono che questo gesto “estremo” sia dovuto alla dipendenza dalla tecnologia. Lancini mette in guardia dalle semplificazioni: non è internet la causa del ritiro sociale, anzi spesso è proprio la rete l’unico “luogo” in cui il ritirato sociale o l’adolescente “disadattato” può sentirsi veramente compreso, dialogando con i suoi “simili”.
Si misura a questo punto anche la perdita di potere della scuola, che non riesce a convincere lo studente a rimanere nel gruppo: l’opinione dei coetanei, la mancanza di popolarità diventano più forti del parere dell’adulto consapevole e della meritocrazia (potenzialmente i ritirati sociali sono ottimi alunni).

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Sulla base di quanto detto precedentemente, riusciamo ora meglio a comprendere le nuove dinamiche sociali che si attuano in classe.
In primo luogo c’è la destituzione del valore simbolico dell’adulto. Lo studente non ha paura del docente ma cerca una relazione onesta. L’insegnante non è più l’autorità come una volta ma un simbolo di affettività (proprio come i genitori). Cadono insomma i ruoli e trasformano la scuola in un luogo di persone.
Secondo Lancini la scuola è chiamata ad una nuova sfida, che si deve giocare nei seguenti campi

  • cooptazione. Bisogna “convocare” l’adolescente a scuola, inserendolo nel processo formativo, assegnandogli un ruolo. Molto interessanti gli studi dello psicoterapeuta a proposito dei festival culturali (https://www.bookrepublic.it/consigli-di-lettura-ebook/effettofestival-adolescenti/)
  • la tecnologia va utilizzata ed inserita in un processo formativo e creativo più ampio. Spesso i nostri programmi scolastici esulano da quello che gli studenti sentono di dover conoscere per affrontare il mondo. Ricordiamo che molti dei lavori di domani sono legati alla tecnologia ed al suo uso creativo.
  • occorre combattere la sottocultura massmediatica, il marketing, il potere orientativo dei coetanei. Questa a mio avviso deve essere la competenza, comprendere con spirito critico le dinamiche del mondo (anche virtuale) nel quale i ragazzi sono immersi per poter gestire il cambiamento invece di subirlo.