Le intelligenze multiple di Gardner nella didattica

intelligenze multiple didattica praticaLa teoria delle intelligenze multiple ideata da Howard Gardner nel 1983 mi aveva sempre affascinato, ma non ero mai riuscito a comprendere veramente come potesse essere utilizzata in pratica nella didattica.
Ora, leggendo Intelligenze multiple e tecnologie per la didattica di Walter McKenzie (Erickson, 2014), ho capito molto dell’applicabilità in classe del pensiero gardneriano.
Ecco innanzitutto una descrizione illuminante ed esaustiva di quali sono le singole intelligenze:

  • Verbale. Tradizionalmente è una delle forme di intelligenza a cui si è data più importanza nelle aule scolastiche. È stata tenuta in grande considerazione perché corrisponde ai metodi usati tradizionalmente in passato per insegnare: lezioni frontali, recitazione di brani imparati a memoria, libri di testo e lavoro alla lavagna. In questa intelligenza rientra la capacità di esprimersi oralmente e per iscritto, nonché la capacità di padroneggiare le lingue straniere.
  • Logica. Anche questo tipo di intelligenza ha goduto di notevole considerazione nel sistema scolastico. Non è semplicemente l'intelligenza della matematica, bensì della logica e del ragionamento. Essa ci permette di risolvere i problemi. Richiede una struttura nell'ambiente di apprendimento e trova il contesto ideale per svilupparsi nelle lezioni ordinate e sistematiche. Nella classe tradizionale, agli alunni viene chiesto di conformarsi al metodo didattico dell'insegnante e questa intelligenza permette loro di farlo.
  • Visiva. L'intelligenza che promuove il ragionamento spaziale mediante l’uso di diagrammi, grafici, mappe, tabelle, illustrazioni, opere d'arte, puzzle, costumi e molti altri materiali. Oltre all'interiorizzazione oculare degli stimoli, l'intelligenza visiva permette agli alunni di raffigurarsi mentalmente i concetti e le soluzioni dei problemi prima di cercare di verbalizzarli o di tradurli in pratica.
  • Cinestetica. L'intelligenza stimolata mediante l’interazione fisica attiva con il proprio ambiente. Essa viene sollecitata anche dalle attività motorie fini e dalle attività grosso-motorie, come quelle che si trovano nei laboratori dove si svolgono attività di manipolazione, nei laboratori di scienze, nei giochi attivi e nelle improvvisazioni drammatiche. Nelle classi tradizionali gli alunni dotati di forte intelligenza cinestetica possono sembrare «iperattivi», ma là dove l'apprendimento si basa sull'esperienza pratica sono molto bravi.
  • Musicale. È l'intelligenza delle strutture presenti per esempio nelle canzoni, nella poesia, negli strumenti musicali, nei suoni ambientali e nei ritmi. Apprendendo le strutture delle diverse situazioni, gli alunni riescono a comprendere il loro ambiente e adattarsi con successo. Va osservato che non si tratta di un'intelligenza esclusivamente uditiva; può infatti comprendere ogni genere di struttura. Poiché la matematica viene definita come lo studio delle strutture, questo è in realtà il dominio dell'insegnamento della matematica.
  • Intrapersonale. È l'intelligenza dei sentimenti, dei valori e degli atteggiamenti. Questa intelligenza aiuta l'alunno a stabilire un rapporto affettivo con ciò che studia a scuola. I bambini che chiedono: «Perché devo imparare queste cose?» o «A cosa mi servono queste cose?» stanno applicando la loro intelligenza interpersonale. È la parte di noi che si aspetta che l'apprendimento sia significativo. Più ciò che studiamo ci sembra pertinente, più tendiamo a diventare padroni del nostro apprendimento e meglio ricorderemo ciò che abbiamo appreso.
  • Interpersonale. È l’intelligenza che viene stimolata dalle interazioni con gli altri. Gli alunni forti in questo tipo di intelligenza spesso hanno bisogno di forme di collaborazione per dare un senso all'apprendimento. Nelle classi tradizionali, gli alunni con una forte propensione interpersonale a volte vengono chiamati «chiacchieroni» o vengono giudicati «troppo socievoli». Se guidati nel modo giusto, possono trovarsi molto bene nei gruppi cooperativi, affiancati ad altri alunni, o anche nei contesti di gruppo che coinvolgono tutta la classe e in cui sono liberi di fare domande, di discutere e di capire.
  • Naturalistica. È l’intelligenza delle categorie e delle gerarchie. L'intelligenza naturalistica comprende lo studio della botanica, della zoologia e di altre scienze, ma consideriamo i processi che queste discipline promuovono e richiedono: la classificazione, la categorizzazione e le strutture gerarchiche. L'intelligenza naturalistica può essere stimolata nella classe con attività come il raggruppamento di cose che hanno un attributo comune, la creazione di diagrammi e la costruzione di mappe concettuali.
  • Esistenziale. È l'intelligenza in gioco nella comprensione dei processi all'interno di un contesto più ampio, esistenziale. Può comprendere l'estetica, la filosofia e la religione edenfatizza i valori classici della bellezza, della verità e del bene. Questa intelligenza permette agli alunni di capire qual è il loro posto nel contesto più generale in cui si trovano, sia esso la classe, la comunità, il mondo o l’universo. Gli alunni dotati di un'intelligenza esistenziale sviluppata hanno la capacità di sintetizzare i concetti provenienti da molte discipline e fonti diverse.

Se pensiamo a come abbiamo tradizionalmente classificato e insegnato, la corrispondenza fra le aree di insegnamento e intelligenze è pressoché perfetta.
Tale corrispondenza è un riflesso dello schematismo che ha caratterizzato l'istruzione nell'era industriale: ogni area di insegnamento riceve un'attenzione specifica attraverso una determinata quantità di tempo nella giornata scolastica. L'insegnamento della lettura avviene nelle ore riservate specificamente a questa attività e non ha nulla a che spartire con ciò che avviene nelle ore di matematica. Si presume che trattare ciascuna disciplina soltanto nel suo spazio temporale riservato sia un metodo di insegnamento efficiente e pratico.
Quello che deve cercare di fare un insegnante è invece fare in modo che tutte le ore di lezione coinvolgano più di una intelligenza (l’ideale è stimolarne da 3 a 5): una lezione di italiano o storia, di scienze o tecnologia che sia, deve stimolare gli studenti sotto diversi aspetti e secondo diverse modalità: solo allora avremmo creato la didattica perfetta, che massimizza i risultati e coinvolge pienamente gli studenti.

C'è anche chi non condivide il pensiero di Gardner. Ho da poco letto un interessante saggio di Geake che considera le intelligenze multiple una bufala non confermata dalle ricerche delle neuroscienze in ambito educativo.